Il 12 febbraio 1924 esce a Milano il primo numero de L'Unità, organo del Partito Comunista Italiano, così descritto da Gramsci, primo direttore e fondatore della testara: Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l'Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale. Intuizione brillante e strategia di marketing efficacissima che descrive tra alti e bassi la storia del quotidiano, da Antonio Gramsci ad Alfio Marchino e la famiglia Angelucci. Che già accostati così si capisce bene la polvere in cui è caduto il giornale dopo un secolo di storia. Dal 1924 al 1991, con molte interruzioni e pubblicazioni clandestine nel periodo del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale, L'Unità è rimasto il quotidiano del PCI ospitando firme illustri del panorama culturale italiano. Gli ultimi due direttori comunisti furono Massimo D'Alema e Renzo Foa.
Dopo il 1991 L'Unità ha interrotto numerose volte le pubblicazioni, non per fatti bellici o censura politica, ma per il dissesto finanziario della società editrice. Almeno fino all'intervento dello Stato che ne ha ripianato i debiti per 107 milioni nel 2014. In questa fase si alternano alla direzione Walter Veltroni, Furio Colombo e Antonio Padellaro mentre la società editoriale passa vorticosamemte di mano fino al fallimento: Alfio Marchini, Renato Soru e la famiglia Angelucci, già editrice del quotidiano di destra Libero.
Gramsci non poteva sapere i rischi che correva legando il suo nome a un'iniziativa che nasceva così brillante, quotidiano degli operai e dei contadini.