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3 giugno, Tienanmen in silenzio

Accade oggi, 3 giugno 1989 inizia le repressione degli studenti cinesi scesi nelle strade della capitale Pechino e riunitisi nella centralissima piazza Tienanmen per chiedere pluralismo e libertà di pensiero.

 

Letteralmente il nome della piazza si traduce in Porta della pace celeste anche se a partire dalla notte del 3 giugno e per almeno le successive 48 ore si contano, proprio in quella piazza all'ingresso della Città Proibita, un numero imprecisato di vittime, fino a 7500 secondo alcune stime. Già che non ci sia neppure una conta delle vittime lascia intendere il livello di censura e controllo dello stato cinese sulla propria società. Dopo quasi 30 anni non c'è nulla che somigli a una verità storica!

Non se ne parlerà molto oggi, la Cina è lo sponsor mondiale della globalizzazione, inventata negli Stati Uniti in assenza di idee migliori dopo la fine della Guerra Fredda, è stata ora adottata dal drago cinese che la cavalca per completare la propria modernizzazione. La Cina, ancora di più dopo la scelta dell'amministrazione americana guidata da Trump di rinegoziare l'adesione al protocollo di Parigi sul clima, è anche in prima fila nella lotta al cambiamento climatico. La Cina è vicina, acquista debito sovrano, porti, autostrade e squadre di calcio in tutto l'Occidente, portando liquidità fresca a economie esauste.

I mass media liberal non potranno correre il rischio di attaccare il proprio campione con un episodio, il cui paradigma è ancora la quotidianità come hanno mostrato recentemente gli studenti di Honk Kong, così illiberal. Con buona pace degli studenti cinesi di allora e di oggi che vivono in un'autocrazia illiberale al cui confronto la Russia di Putin è un paradiso dei diritti civili. Ma diciamolo sottovoce!

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