Correva l’anno 1395 e Gian Galeazzo Visconti aveva di che essere lieto: l’imperatore del Sacro Romano Impero Venceslao gli aveva riconosciuto la patente di Duca, trasformando di fatto i suoi possedimenti patrimoniali riuniti in un’entita politica autonoma nell’ambito dell’Impero. Si festeggiavano a Milano possedimenti vasti che già l’anno successivo andavano dall’attuale Canton Ticino, dalla Val d’Ossola e dalla Valtellina giù giù fino ad arrivare ad Alessandria, Piacenza e Reggio Emilia incorporando tutta l’attuale Lombardia fino al Lago di Garda. In effetti questa dominazione non durò molto e già pochi anni dopo, nel 1402, alla morte del capostipite, molti di questi possedimenti, strategici per posizione e ricchissimi per storia cultura ed economia, andavano irrimediabilmente perduti dalla città di Milano.
E’ in questa felice occasione, ad ogni modo, che nasce lo stendardo di Milano, il biscione di Milano con l’aquila imperiale. E nonostante il breve periodo di splendore, il Ducato milanese fondato da Gian Galeazzo Visconti durerà, tra alterne vicende, fino a Napoleone nel 1797. Ristretto, dominato da francesi, spagnoli o austriaci, il Ducato resterà per secoli a Milano l’istituzione politica di riferimento. Politica, economica e culturale, avendo lasciato nella Lombardia occidentale, intesa in senso ampio come Gianni Brera intendeva la sua Lombardia, un senso di appartenenza profondo individuato in maniera evidente, ad esempio, dalla lingua milanese. Come allo stesso modo la dominazione veneziana ha lasciato una profonda memoria nella Lombardia orientale ancora oltre due secoli dopo la sua fine.