Alla fine del secolo dei Lumi - Napoleone non ancora regnante, né direttamente né tramite qualche consanguineo nella Repubblica Cisalpina o meglio Gallia cisalpina secondo punto di vista francese - moriva nella sua città di adozione, Pavia, Lazzaro Spallanzani. Che oggi diremmo ricercatore e biologo, allora gesuita e biologo. Era il 1799 e si era ormai chiuso con le guerre napoleoniche il periodo illuminista - e austriacante - Milanese che ha regalato alla cultura europea, e quindi mondiale, alcune delle menti più brillanti della storia moderna. A Lazzaro Spallanzani si deve la ricerca sulla generazione spontanea che contribuì in maniera significativa alle successive scoperte di Louis Pasteur e la prima fecondazione artificiale, realizzata con le uova delle rane.
E' una figura sicuramente importante di per sé che però si inserisce in un ambiente culturale in fermento da oltre mezzo secolo, grazie alle riforme degli Asburgo e al clima di apertura intellettuale della stessa corte di Vienna. Tra le riforme introdotte nel Milanese dal governo austriaco la più importante è sicuramente la riorganizzazione del catasto, concepita, come al solito, per spremere a dovere le tenute lombarde, favorì e spinse a una migliore organizzazione e sfruttamento dell'agricoltura insubrica che contribuì significativamente alla nascita primo nucleo capitalista borghese in Lombardia.
Dal 1769 fino alla morte all'Università di Pavia, lasciò alla città il Museo di Storia Naturale cittadino. L'essere un gesuita per formazione e per voto, avendo preso l'ordine sacerdotale nel 1761, ci aiuta a inquadrare il clima culturale padano, da Venezia fino a Milano, nel secolo dell'illuminismo, dove una ristretta, ricca e istruita aristocrazia di nascita e di mezzi, già cosmopolita e cioè europea, poteva annoverare uomini di fede in quella che oggi sarebbe la punta più avanzata della ricerca genomica o intorno alla clonazione. Dopo la sua morte altri 15 anni di guerra cambieranno la politica, la società e l'economia europea portando nel corso del XIX secolo anche la Lombardia, finalmente riunita sotto il dominio asburgico, in piena rivoluzione industriale con un proprio originale contributo alle scoperte tecnico-scientifiche del periodo.
E' una figura sicuramente importante di per sé che però si inserisce in un ambiente culturale in fermento da oltre mezzo secolo, grazie alle riforme degli Asburgo e al clima di apertura intellettuale della stessa corte di Vienna. Tra le riforme introdotte nel Milanese dal governo austriaco la più importante è sicuramente la riorganizzazione del catasto, concepita, come al solito, per spremere a dovere le tenute lombarde, favorì e spinse a una migliore organizzazione e sfruttamento dell'agricoltura insubrica che contribuì significativamente alla nascita primo nucleo capitalista borghese in Lombardia.
Dal 1769 fino alla morte all'Università di Pavia, lasciò alla città il Museo di Storia Naturale cittadino. L'essere un gesuita per formazione e per voto, avendo preso l'ordine sacerdotale nel 1761, ci aiuta a inquadrare il clima culturale padano, da Venezia fino a Milano, nel secolo dell'illuminismo, dove una ristretta, ricca e istruita aristocrazia di nascita e di mezzi, già cosmopolita e cioè europea, poteva annoverare uomini di fede in quella che oggi sarebbe la punta più avanzata della ricerca genomica o intorno alla clonazione. Dopo la sua morte altri 15 anni di guerra cambieranno la politica, la società e l'economia europea portando nel corso del XIX secolo anche la Lombardia, finalmente riunita sotto il dominio asburgico, in piena rivoluzione industriale con un proprio originale contributo alle scoperte tecnico-scientifiche del periodo.