Oggi gli svizzeri festeggiano la nascita della loro patria tra le montagne. Ricordano il patto tra i tre cantoni fondatori la confederazione, avvenuto sul prato del Grütli la prima settimana del mese di agosto del lontano 1291.
Uri, Svitto e Untervaldo sono i nomi, insignificanti per i più, dei cantoni che si alleano per emanciparsi dal comando dei balivi - signorotti - austriaci che dominavano quelle vallate alpine.
Un'alleanza per la libertà siglata su un prato da pastori di montagna dà origine a una struttura politica di successo che, tra alterne vicende, dura oltre 700 anni fino a oggi, superando il Medioevo, il Rinascimento e la modernità contemporanea. Sembra più un racconto uscito dalla penna di Tolkien che non una pagina di storia, ma, seppur romanzato, sopravvive come mito fondativo sia alla conquista napoleonica che alle guerre di religione tra cattolici e protestanti, che tra questa dura gente dei monti sono durate fino al XIX secolo.
Un popolo felice, lì ha definiti Denis De Rougemont, filosofo svizzero di lingua francese nel secondo dopoguerra. Felice per essersi conquistato l'autonomia e libertà nel sudore e nel sangue, di aver difeso i suoi pascoli e i suoi fiumi ai margini delle grandi capitali europee e di aver guadagnato un benessere insperato presidiando i valichi e i trafori delle loro montagne nel cuore dell'Europa. A cui si rivolgono, inascoltati, come un modello di responsabile, pacifica e democratica convivenza per chi non ha niente in comune se non la consapevolezza di essere un'isola di pace in un mare in tempesta.
RICEVI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI DAL BLOG SU TELEGRAM PREMENDO QUI !